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La Sicurezza della Strada

 

sicurezza della strada striscia

Il concetto di "sicurezza" è ormai entrato a far parte della nostra vita quotidiana. Si parla sempre più spesso di sicurezza in casa, sul lavoro, in aereo, sulla strada e, ovviamente, delle misure che si attuano per ottenerla. Ma per la “strada” è davvero così?

Prendiamo, per esempio, la Sicurezza sul lavoro: In qualsiasi sistema dove si riscontrano pericoli, dopo aver analizzato le fonti, si stila un piano per la prevenzione e la riduzione dei rischi secondo una scala di priorità e distinguendo tra misure di prevenzione e sistemi di protezione che si possono sintetizzare in cinque punti

  1. eliminazione dei pericoli.
  2. sostituzione di processi, attività o attrezzature meno pericolosi.
  3. adozione di misure tecnico-progettuali, migliore organizzazione del processo.
  4. utilizzo di misure amministrative, inclusa la formazione.
  5. utilizzo di dispositivi di protezione individuale adeguati.

Come si può vedere l'uso di dispositivi di protezione individuale è posto in fondo alla scala

Questo metodo è applicato anche nel campo della sicurezza stradale? Vediamo un po'.

Prendiamo per esempio quelli che sono ritenuti "sistemi di sicurezza" quali gli airbag sulle auto o il casco per i ciclisti, questi sono dispositivi di protezione individuale ma il pericolo vero è rappresentato dalla velocità dell'auto che non è limitata se non da regole e limiti di velocità che sono troppo frequentemente violati.

Consideriamo adesso il casco per i ciclisti, questo è progettato per urti derivanti da cadute o impatti fino a 25 - 30Km/h ma nel caso il ciclista fosse investito con un veicolo che viaggia a 50Km/h si rivelerebbe del tutto inutile a proteggere la scatola cranica, senza contare poi i traumi per il resto del corpo. Questo ragionamento si estende naturalmente anche ai pedoni.

spazio di frenata

Quindi a fronte di un rischio (investimento) anziché ridurre la fonte del pericolo (velocità 50Km/h) si propende a utilizzare dispositivi di protezione individuale (airbag o casco). Volendo fare un' iperbole e come se si indicasse di indossare scarpe e guanti isolanti nell'uso di un elettrodomestico anziché installare, a monte, un interruttore salvavita sull'impianto elettrico.

È ormai noto che le conseguenze derivanti da un investimento a 30, 50, 70Km/h sono esponenzialmente più gravi all'aumentare della velocità e se a 30 i danni subiti da un pedone o da un ciclista sono generalmente di lieve entità a 70, nella maggior parte dei casi, provoca la morte. 

Ma è possibile ridurre il rischio?

La risposta è sì e ce la dà il Codice della Strada attualmente vigente in Italia che prevede la cosiddetta Zona 30, ovvero la limitazione a 30Km/h sulle strade urbane al fine di prevenire possibili gravi incidenti, ma questo intervento di prevenzione è molto poco attuato, preferendo lasciare il limite a 50 perché si suppone che 30 sia un limite troppo basso per far scorrere fluidamente il traffico.

Ma è poi così?

Prendiamo ad esempio un tratto di circa 3Km , la distanza che normalmente si percorre negli spostamenti urbani; a 50, supponendo che non ci siano semafori, incroci, assenza di traffico il tempo impiegato è di circa 4 minuti, a 30 invece è di 6 minuti e mezzo, vale quindi la pena per questa manciata di secondi aumentare enormemente il rischio?

Questo, come già detto, in via del tutto teorica perché se analizzassimo un reale percorso urbano ci accorgeremmo subito che il tempo occorrente è decisamente maggiore ed equiparabile al tempo che si impiegherebbe utilizzando una bicicletta.

confronto tempi

Le Zone 30 inoltre, con gli interventi di arredo urbano tesi al contenimento della velocità, rendono più vivibili, oltre che più sicure, le strade facilitandone l'utilizzo per gli utenti più vulnerabili e restituendole alle persone con indubbi vantaggi per la vivibilità della città, favorendo i rapporti di quartiere e vantaggi per il commercio di vicinato.

piazza santorre di santarosa milano

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